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Shades of Magic

Recensione della trilogia di V. E. Schwab, edita da Newton Compton.

L’amore non compra nulla, quindi sii felice di quello che hai e delle persone che hai, perché potrai anche desiderare di avere altro, ma non hai bisogno di niente.

Magic

Continua il mio recupero dei romanzi della Schwab che non mi delude neanche stavolta.
La prima cosa che mi ha conquistata è, come al solito, la scrittura dell’autrice: scorrevole, immersiva, equilibrata non troppo semplice ma neanche troppo barocca. La Schwab ha un talento nel rendere vivido e reale qualunque luogo descriva: fin dalle prime pagine camminavo per le Londra accanto a Kell.
Ma non è solo la scrittura a coinvolgere fin da subito: sono proprio le quattro diverse Londra e il worldbuilding che ci sta dietro che incuriosisce e mantiene alto l’interesse. Infatti, se la prima parte del libro è piuttosto lenta, la lettura resta scorrevole grazie a questo, al punto che anche le parti che sfiorano l’infodump non risultano pesanti, ma interessanti e coinvolgenti. Il problema del worldbuilding arriva successivamente, quando le regole della magia si fanno sempre più incosistenti e il suo potere diventa eccessivo, al limite del deus ex machina. La storia ingrana, appunto, da metà libro e infatti resta piuttosto semplice e lineare. Ci sono alcuni punti che restano inspiegati e alcune cose che non sono molto chiare, sembrano come lasciate in sospeso: credo (spero) saranno poi spiegate e chiarite nei successivi due, quindi per il momento non lo considero un difetto.
I personaggi sono la nota dolente di questo libro. Da un lato sono piacevoli, molto caratteristici, ci si affeziona subito, dall’altro così restano per tutta la storia, risultando stereotipati e superficialmente descritti. Si riflette anche nelle loro relazioni: Kell e Lila si legano e si conoscono fin troppo in fretta; Rhy e Kell ci vengono presentati che si conoscono già da sempre, ma l’effetto è comunque di descrizione superficiale, il loro rapporto è piuttosto scontato e banale.

La Schwab continua a non deludermi. La sua scrittura è sempre meravigliosa: immersiva e scorrevole, né eccessivamente semplice né troppo barocca. Insieme al wolrdbuilding, è l’elemento di forza di questo libro. La storia è lineare e poco complessa, ma efficace. Peccato per i personaggi, descritti un po’ superficialmente.

Voto: 8/10

Legend

Mi ha convinto un pochino meno del primo, soffre un po’ della sindrome del secondo libro: molto lento, quasi totalmente di preparazione per il capitolo conclusivo della trilogia. Infatti, nella prima metà non succede praticamente nulla, è solo una lunga attesa del Torneo Tremaghi degli Essen Tasch, una competizione tra i maghi più potenti del mondo di Londra Rossa. Se nel primo libro una prima parte più introduttiva può essere perdonata proprio per la sua natura di primo di una serie, in questo seguito poteva essere evitata. Di positivo c’è che viene ampliato il worldbuilding e vengono approfonditi i personaggi (finalmente!), oltre alla sempre ottima scrittura della Schwab. La lettura non mi ha mai annoiato né l’ho trovata pesante, grazie proprio a questi motivi.
Tornando per un attimo al worldbuilding, devo dire che nonostante non avesse bisogno di maggiori approfondimenti, anzi, riesce comunque ad uscirne arricchito e mai eccessivamente dettagliato. Inoltre, mi è sembrato di trovare risposta a quei pochi dubbi che mi erano rimasti nel primo libro (dico sembra, perché non sono certa di ricordarmeli tutti).
Oltre alla prima metà molto lunga, mi ha convinto poco anche l’idea degli Essen Tasch, che mi è sembrata un po’ troppo banale, e la trama in generale di questo secondo romanzo, perché è praticamente inesistente. Approvati invece i nuovi punti di vista (Rhy soprattutto) che, anche se in minoranza rispetto a Lila e Kell, riescono comunque a dare maggiore profondità ai personaggi, che ne risentivano nel primo libro. Ho solo due cose che non mi hanno entusiasmato in tema di personaggi: la prima è Alucard, una copia sputata di Nikolaj del GrishaVerse, è proprio lo stesso identico personaggio, stessa personalità, storia, segreti, evoluzione, un tributo un po’ eccessivo; l’altra è la tendenza, solo in questo seguito, della Schwab di ripetersi piuttosto spesso nella caratterizzazione di Lila soprattutto, ma un po’ anche Kell e Rhy.

Legend è un seguito che soffre della sindrome del libro di mezzo: una prima parte molto lenta con un trama quasi inesistente e poco originale, tutto in preparazione del terzo e ultimo libro. Di contro, i personaggi vengono approfonditi maggiormente, grazie anche a nuovi punti di vista, e il worldbuilding viene ampliato, senza risultare eccessivo. Resta come sempre ottima la scrittura della Schwab, che alleggerisce spesso la lettura.

Voto: 7.5/10

Dark

Ultimo libro adeguato alla trilogia. Non ci sono molte sorprese: lo sviluppo della storia è molto lineare (trovare un modo per sconfiggere il cattivo, andare a cercarlo, prenderlo, tornare e sconfiggere il suddetto cattivo, fine), non mancano i colpi di scena ma influiscono e sconvolgono poco. Non per questo parliamo di un brutto libro, nemmeno di una brutta trilogia: non ha troppe pretese, riesce comunque ad essere coinvolgente, grazie soprattutto allo stile di scrittura della Schwab. I personaggi, nonostante non fossero partiti al meglio nel primo libro, arrivati alla fine diventano uno dei punti di forza della serie: ben caratterizzati, interessanti e con un buon se non ottimo arco evolutivo, è il desiderio di conoscere il loro destino il principale motore che spinge a proseguire la lettura in questo capitolo conclusivo altrimenti un po’ troppo scontato.
Il worldbuilding inizia leggermente a cedere, niente di eclatante però si intravede qualche difetto. Il problema è sempre lo stesso, la magia e i suoi limiti: perché riesce a guarire tizio ma non caio in situazioni pressoché identiche? Com’è possibile che Lila sia così forte con così poca pratica? E tante altre domande, dettagli certo ma che non ho potuto non notare durante la lettura. Più volte mi fermavo perché non mi tornava qualcosa, seppur di poca importanza, esattamente come nel primo libro. Peccato, perché altrimenti il worldbuilding sarebbe stato praticamente perfetto.
[…SPOILER…] Una cosa sola mi ha proprio dato fastidio, ovvero come sono state trattate le origini di Kell: capisco a livello di sviluppo del personaggio, l’importanza di fargli rinunciare a scoprire chi erano i suoi genitori ecc., ma non ha neanche senso aver introdotto il mistero, averlo ripreso qua e là nel corso dei libri, dedicargli una scena intera, per poi lasciare il tutto irrisolto. […FINE SPOILER…]

Un finale coerente e lineare, ma non per questo meno godibile. I personaggi si confermano uno dei punti di forza, al contrario del worldbuilding che inizia a cedere in alcuni punti. La trama è semplice, un po’ scontata, ma si salva con lo stile di scrittura dell’autrice, come sempre praticamente otttimo.

Voto: 8/10

Magic

di V. E. Schwab

Editore: Oscar Mondadori – Collana: Draghi

Pagine: 1320

Non esiste un’unica Londra. C’è Londra Grigia, dove la magia è stata dimenticata. C’è Londra Rossa, dove la magia prospera ed è venerata. C’è Londra Bianca, dove la magia contrasta chiunque voglia dominarla. Un tempo, c’era Londra Nera, ma nessuno ha voglia di parlarne… E poi, ci sono gli Antari, potenti maghi in grado di muoversi tra mondi diversi. Kell è uno degli ultimi: ufficialmente, è un ambasciatore al servizio della Londra Rossa, ufficiosamente, è un furfante che illude le persone di poterle portare in luoghi che sognano soltanto. Quando la sua strada incrocia quella di Delilah Bard, borseggiatrice dalle nobili aspirazioni, i due si accorgono che le loro vite, e i loro stessi mondi, sono in pericolo. L’equilibro di poteri tra le quattro città si è rotto, e spetterà a loro ricomporlo.

Le prime edizioni sono NewtonCompton ma si trovano tutti e tre solamente in eBook.

Della stessa autrice…

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