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Il Re del Grano e la Regina della Primavera

Recensione del libro di Naomi Mitchison, pubblicato da Fazi. Alla fine trovate anche un consiglio di lettura simile!

Perciò, cari lettori, ricordate che il resoconto degli avvenimenti a Sparta, Atene e persino in Egitto si basa su fonti storiche, ma lo sguardo è quello che io (nonché molte altre persone) avevo negli anni Trenta, gli anni di Mussolini e del fascismo al potere in Italia, con l’ombra di Hitler che cominciava ad allungarsi sull’Europa. Se questo romanzo lo scrivessi adesso, forse tratterei i miei personaggi e la trama in modo diverso, anche se non posso essere sicura nemmeno di questo.

In questo libro si respira la Storia: quella antica, da Sparta ad Alessandria, ma anche quella più recente, gli anni ’30 del secolo scorso, ovvero il periodo di prima pubblicazione del romanzo. Naomi Mitchison, come lei stessa spiega sessant’anni dopo, racconta la Storia, il più verosimile possibile, dei popoli di duemila anni fa, ma lo fa attraverso gli occhi di una donna degli anni 30′, che assiste ad uno dei periodi più bui della Storia recente, l’ascesa del fascismo e del nazismo. Non distorce la realtà dei fatti, al contrario si attiene a fonti storiche per quanto riguarda gli eventi riguardanti la Grecia e l’Egitto, ma la sua visione emerge nella caratterizzazione dei personaggi, soprattutto quelli storici, e nella descrizione e analisi che fa dei loro ideali e delle loro credenze.
Il punto di forza di questo romanzo è proprio il ritratto dettagliato e accurato che l’autrice fa della società e cultura dell’epoca dei popoli del Mediterraneo: una completa e totale immersione, in Grecia prima ed Egitto poi, attraverso numerosi punti di vista che esplorano ogni aspetto della vita di quei tempi, dalla guerra al matrimonio, passando per il lavoro nei campi, le diverse ma in realtà molto simili usanze dei vari popoli riguardo a déi, filosofia di vita, ecc.
In questo vivido affresco la trama si perde un po’ per strada e, ogni tanto, viene da chiedersi perché la descrizione di una mattina in casa del re di Sparta debba richiedere più pagine. L’andamento è un po’ ad alti e bassi sotto questo punto di vista: momenti in cui si divorano i capitoli (tutti piuttosto lunghi tra l’altro) dalla curiosità e altri in cui, invece, la narrazione rallenta, le descrizioni si allungano e la lettura si fa meno scorrevole. Ma non tutti i mali vengono per nuocere e, superata la prima fase di spaesamento, i vantaggi di questa struttura apparentemente squilibrata emergono con il proseguire della lettura. Il già citato elemento storico, il world building del regno inventato (ma verosimile) di Marob e i numerosi personaggi sono i, per così dire, benefattori di queste lunghe descrizioni e pause nella narrazione. Al pari delle civiltà realmente esistite, anche quella di Marob ci viene presentata nel dettaglio: società, politica, usanze e tradizioni, presentate talmente vividamente da sembrare reali (magia e divinità a parte!) come quelle Spartane e Greche.
Ma la vera sorpresa, almeno per me, sono stati i personaggi. Sorpresa perché fin da subito ero disorientata dal repentino cambio di punto di vista, da una riga all’altra, che mi lasciava l’impressione di non riuscire a conoscere i vari personaggi, sensazione acuita dalla continua introduzione sia di punti di vista che di nuovi personaggi. Nonostante le quasi 800 pagine di romanzo, non credevo possibile delle buone caratterizzazioni e archi evolutivi di così tanti, forse troppi, personaggi. Ma, come prima, nel difetto si trova anche il pregio: sì, i personaggi sono davvero troppi, però i principali (non solo Tarrik ed Erif, ma anche molti marobiani, spartiati e greci) riescono ad avere il loro spazio, la loro caratterizzazione ed evoluzione, coerente, logica e realistica.

Naomi Mitchison ci porta a duemila anni fa, in un viaggio alla scoperta dei popoli del Mediterraneo, creando un vivido affresco delle loro società e culture. Non manca qualche difetto: la struttura della storia è un po’ squilibrata e le descrizioni sono spesso prolisse, ma l’ambientazione e la Storia sono curate fin nel minimo dettaglio e i personaggi, nonostante siano molto numerosi, sono ben caratterizzati e affascinanti.

Voto: 8/10

Il Re del Grano e la Regina della Primavera

di Naomi Mitchison

Editore: Fazi – Collana: Lainya

Pagine: 790

Nel regno immaginario di Marob, sulla costa del Mar Nero, una giovane maga di nome Erif Der è costretta a sposare il potente rivale politico del padre, Tarrik, il Re del Grano e Capo di Marob, diventando così la Regina della Primavera. Il suo compito sarà proteggere l’avvicendarsi delle stagioni e la fertilità della terra. Erif, suo malgrado una pedina al centro dei giochi di potere tra il padre e il marito, dovrebbe condizionare il consorte attraverso la magia; i suoi poteri, però, non sortiscono gli effetti sperati perché il Re del Grano, dopo aver salvato da un naufragio un filosofo greco di nome Sfero, che inizia a condividere con lui il suo sapere, diventa immune agli incantesimi e decide di recarsi in Grecia di persona per approfondire le sue conoscenze  di filosofia e politica. Anche Erif, dal canto suo, si dovrà imbarcare in un lungo viaggio per mare, che la porterà nella battagliera Sparta, dove il re Cleomene III vuole provare a cambiare le cose, e poi nell’Egitto opulento e pieno di piaceri: un’avventura complessa che la aiuterà a comprendere più a fondo il suo ruolo di Regina della Primavera, ampliare i suoi orizzonti e sfidare le norme precostituite.

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In Alla (ri)scoperta della mitologia consiglio titoli simili, mentre qui trovate la recensione completa!

Circe

Per l’ambientazione, l’attenzione al dettaglio e la stessa cura dei personaggi.

Editore: Marsilio – Collana: Universale economica

Pagine: 416

Ci sembra di sapere tutto della storia di Circe, la maga raccontata da Omero, che ama Odisseo e trasforma i suoi compagni in maiali. Eppure esistono un prima e un dopo nella vita di questa figura, che ne fanno uno dei personaggi femminili più fascinosi e complessi della tradizione classica. Circe è figlia di Elios, dio del sole, e della ninfa Perseide, ma è tanto diversa dai genitori e dai fratelli divini: ha un aspetto fosco, un carattere difficile, un temperamento indipendente; è perfino sensibile al dolore del mondo e preferisce la compagnia dei mortali a quella degli dèi. Quando, a causa di queste sue eccentricità, finisce esiliata sull’isola di Eea, non si perde d’animo, studia le virtù delle piante, impara a addomesticare le bestie selvatiche, affina le arti magiche. Ma Circe è soprattutto una donna di passioni: amore, amicizia, rivalità, paura, rabbia, nostalgia accompagnano gli incontri che le riserva il destino – con l’ingegnoso Dedalo, con il mostruoso Minotauro, con la feroce Scilla, con la tragica Medea, con l’astuto Odisseo, naturalmente, e infine con la misteriosa Penelope. Finché – non più solo maga, ma anche amante e madre – dovrà armarsi contro le ostilità dell’Olimpo e scegliere, una volta per tutte, se appartenere al mondo degli dèi, dov’è nata, o a quello dei mortali, che ha imparato ad amare.