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Nella vita dei burattini

Recensione del libro di TJ Klune, pubblicato da Oscar Mondadori.

PER GLI ESSERI UMANI:
in generale fate un po’ schifo, però avete inventato i libri e la musica, quindi probabilmente l’universo vi concederà ancora del tempo.
Vi è andata bene.
Per questa volta.

Non pensavo sarebbe arrivato il giorno in cui avrei scritto una recensione non completamente positiva per un libro di Klune. Intendiamoci, non stiamo parlando di un brutto libro o di un flop, ma non ho trovato Nella vita dei burattini all’altezza degli altri libri dell’autore. Ci ho messo tanto per capire perché, cosa non ha convinto appieno, cosa non mi ha fatto innamorare di questa storia e in realtà non sono ancora certa di averlo capito, vediamo cosa esce dalla recensione!
Klune ha voluto scrivere una sorta di retelling di Pinocchio ma invece di burattini in senso stretto si parla di robot e, soprattutto, androidi. Ho molto apprezzato come l’autore gestisce questo aspetto: la storia è ricca di rimandi all’originale, ma prende una strada tutta sua e affronta tematiche completamente diverse, più attuali e meno moraleggianti della favola di Collodi. Il punto focale, infatti, è cosa ci rende umani, quale può essere la definizione di umanità e Klune dà anche una risposta: cuore, sentimenti ed emozioni sono la chiave dell’umanità. Non molto innovativa come risposta, molto mielosa, insomma in perfetto stile Klune. Ma se in La casa sul mare celeste e Sotto la porta dei sussurri la banalità del messaggio era perfettamente compensata da come veniva raccontato e spiegato, in questo romanzo è sempre tutto molto poco chiaro, quasi contraddittorio a volte. Provo a spiegarmi senza fare spoiler: nel libro ci sono robot e androidi, i primi sembrano avere emozioni e sentimenti estremamente umani ma vengono presentati come degli elettrodomestici parlanti mentre i secondi hanno in tutto e per tutto un aspetto umano e una specie di cuore di ingranaggi che sembra essere il ‘colpevole’ delle emozioni e sentimenti che provano. Moltissime scene che coinvolgono i robot perdono completamente senso in quest’ottica, quindi come funziona? C’è una distinzione tra robot e androidi? Cosa rende umani alla fine?
Di questa confusione risentono anche i personaggi, che mi hanno dato l’impressione di essere estremamente piatti, e lo so che parliamo di robot ma teoricamente anche di come siano diventati quasi umani, quindi una caratterizzazione approfondita me l’aspetto. Invece, l’unico personaggio veramente umano è un po’ buttato lì, non riesco a pensare a nessuna caratteristica della sua personalità, lascia completamente indifferentɜ. Gio e Hap sono quelli che più risentono della confusione di cui sopra: difficile affezionarsi, in particolare al secondo, se non è chiaro cosa sono effettivamente. Per assurdo, i personaggi volutamente statici e monodimensionali sono i più riusciti: l’infermiera Ratched e Rambo possono essere definiti tipici di Klune e forse proprio grazie a questo, riescono dove gli altri falliscono. Le dinamiche tra di loro e con Vic, le loro reazioni, i commenti sarcastici dell’infermiera, le ansie di Rambo, tutti elementi perfettamente descritti e inseriti nella storia che rendono la lettura più piacevole, scorrevole e coinvolgente.
Se la storia all’inizio è riuscita ad incuriosirmi, verso metà libro la narrazione rallenta e considerato che comunque non si parla di un libro ricco di azione nemmeno prima, la lettura ne risulta un po’ appesantita. Tolto il ritmo, la trama di per sè non è male: interessante e intrigante, con un finale per nulla scontato, se escludiamo l’evoluzione dei personaggi e delle loro relazioni. Siamo davanti al tipico finale alla Klune: smielato e banale, stavolta però senza nessun potere rigenerante come per gli altri suoi libri. E la storia d’amore è stata una cocente delusione: già in Sotto la porta dei sussurri la relazione mi era sembrata un po’ troppo superficiale, poco approfondita e un po’ forzata, qui è molto ma molto peggio. Cerco di stare il più generica possibile per non fare spoiler, ma se non volete rischiare saltate al paragrafo successio e fidatevi che il romance è terribile. Vic ci viene presentato fin da subito come asessuale e guarda caso la relazione sarà con un androide privo di genitali e, ovviamente, di pulsioni sessuali: insomma, mi è sembrato tutto un po’ troppo facile, invece di approfondire il personaggio di Vic risolviamo il “problema” asessualità con una relazione con un androide, ottima idea. Di queer c’è ben poco altro, e la presentazione del libro fatta da Klune, “un retelling queer di Pinocchio”, risulta fuorviante.
Per chiudere in positivo c’è da dire che lo stile di scrittura è sempre ottimo: evocativo e scorrevole, fa immergere nei luoghi del romanzo dimenticando la realtà.

Non credevo sarebbe mai arrivato un libro di Klune che non avrei adorato, ma purtroppo eccoci qui. Se da un lato è un buon retelling di Pinocchio, dall’altro non è chiaro il messaggio che l’autore vuole far passare, ovvero la risposta a cosa ci rende umani. Essendo il punto focale del romanzo, questo problema si riflette anche sui personaggi: piatti e poco approfonditi, si salvano l’infermiera Ratched e Rambo per la loro simpatia. La storia è abbastanza coinvolgente, anche se il ritmo della narrazione è piuttosto lento. Al contrario, il romance è da dimenticare, superficiale e forzato. La lettura risulta comunque piacevole, grazie anche alla scrittura di Klune, evocativa e scorrevole.

Voto: 7/10

Nella vita dei burattini

di TJ Klune

Editore: Oscar Mondadori – Collana: Fabula

Pagine: 456

In una foresta antica e sperduta, in mezzo ad alberi maestosi, c’è una curiosa casetta in cui abitano tre robot: Giovanni Lawson, detto Gio, androide inventore; l’Infermiera Ratched, macchina per l’assistenza sanitaria dolcemente sadica; e Rambo, piccolo aspirapolvere ansioso. Insieme a loro il giovane Victor Lawson, unico essere umano della famiglia.
La vita scorre tranquilla finché un giorno Vic trova e ripara un androide sconosciuto chiamato Hap, e scopre che lui e Gio condividono un oscuro passato.

Libri simili dello stesso autore…

Trovate la recensione e la playlist del libro qui!

La casa sul mare celeste

Editore: Oscar Mondadori – Collana: Fabula

Pagine: 396

Linus Baker è un assistente sociale impiegato al Dipartimento della Magia Minorile. Il compito che esegue con scrupolosa professionalità è assicurarsi che i bambini dotati di poteri magici, cresciuti in appositi istituti in modo da proteggere quelli “normali”, siano ben accuditi. La vita di Linus è decisamente tranquilla, per non dire monotona: vive in una casetta solitaria in compagnia di una gatta schiva e dei suoi amati dischi in vinile.
Tutto cambia quando, inaspettatamente, viene convocato nell’ufficio della Suprema Dirigenza. È stato scelto per un compito inconsueto e top secret: dovrà recarsi su un’isola remota, Marsyas, e stabilire se l’orfanotrofio diretto da un certo Arthur Parnassus abbia i requisiti per rimanere aperto.
Appena mette piede sull’isola, Linus si rende conto che i sei bambini ospitati nella struttura sono molto diversi da tutti quelli di cui ha dovuto occuparsi in passato. Il più enigmatico tra gli abitanti di Marsyas è però Arthur Parnassus, che dietro ai modi affabili nasconde un terribile segreto.

Qui trovate la recensione e la playlist dedicata!

Sotto la porta dei sussurri

Editore: Oscar Mondadori – Collana: Fabula

Pagine: 408

Quando un mietitore va a prenderlo al suo stesso funerale, Wallace comincia a sospettare di essere morto.
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Ma Wallace non si rassegna ad abbandonare una vita che sente di avere a malapena attraversato ed è deciso a vivere fino in fondo anche un piccolo scampolo, anche una breve parentesi di esistenza che, se vissuta pienamente, può farsi intera.