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Daisy Jones & The Six

Recensione del libro di Taylor Jenkins Reid, pubblicato da Sperling & Kupfer.

Essere la musa di qualcuno non mi interessava.
Io non sono una musa.
Io sono quel qualcuno.

Taylor Jenkins Reid a questo giro ha centrato in pieno l’obiettivo. Se ne I sette mariti di Evelyn Hugo il problema era stata la storia di Monique, forzata e abbastanza inutile, bastava il racconto di Evelyn, qui la forma di documentario in cui è scritto il libro elimina direttamente l’intermediario, non leggiamo le domande ma solo le risposte. Intervengono i membri della band, gli amici e famigliari, manager, produttori, che ripercorrono la storia di Daisy Jones & The Six, dagli inizi fino al successo per svelare perché, proprio all’apice, si sono sciolti.
Davanti a questa forma particolare, avevo due paure principali: che i personaggi risultassero piatti e che ne risentisse l’ambientazione (i due punti di forza dell’altro suo libro). Ma sono stata una miscredente, perché l’autrice riesce a far emergere i singoli personaggi senza quasi mai descriverli, semplicemente facendoli parlare, raccontare la loro vita ed evoluzione. L’attenzione è tutta su Billy e Daisy, ma nessuno nella band viene trascurato, anzi: Reid mostra come, in realtà, non contano davvero solo i membri considerati star, tutti contribuiscono all’immagine e al successo, a prescindere da quello che pensa il pubblico. Ci addentriamo nelle dinamiche del gruppo, scoprendo rivalità, invidie, passioni segrete che insieme porteranno allo spaccatura finale: non sempre emergono chiaramente, a volte sono sottointesi, si intuiscono dai toni e modi diversi di parlare dello stesso episodio o dalle contraddizioni nei racconti dei singoli. Difficile staccarsi dalle pagine e credere che Daisy Jones & The Six non siano davvero esistiti. Questo grazie anche all’ambientazione: nel giro di poche pagine mi sono trovata completamente immersa nell’atmosfera anni ’70. Il lavoro che sta dietro è immenso: non narrando, ma tramite solo le parole dei personaggi l’autrice riesce a creare un affresco della vita da rockstar in quegli anni a L.A., delle dinamiche con le case discografiche, del ruolo dei produttori e dei manager, della scena musicale, le droghe, l’alcool, tutto quello che sono gli anni ’70 emerge vividamente dalle pagine e ci permette di viaggiare nel tempo e ritrovarci anche noi sul Sunset Strip. Seguire il processo creativo di Billy e Daisy, oltre che interessante e coinvolgente, contribuisce a questa immersione completa, quasi riusciamo a sentire le canzoni che hanno composto.
Non contenta, Reid tratta anche molte tematiche delicate senza retorica ne pregiudizi. La dipendenza da droga o alcool era cosa comune in quegli anni, il cliché del sex, drugs and rock’n’roll nasce proprio in quel periodo e non era neanche visto troppo come un problema, solo se portato all’eccesso, rischio overdose: lo si vede chiaramente quando lo stesso manager della band ammette di intervenire solo in caso di eroina, il resto lasciava correre. Daisy, in una costante spirale di distruzione, e Billy, in salita cercando disperatamente di restarne fuori: due facce della stessa medaglia, che mostrano la realtà della dipendenza. L’autrice parla anche del ruolo della donna nell’industria discografica: di nuovo Daisy da un lato, incurante del ruolo che cercano di assegnarle, e dall’altro Karen, dimessa nell’aspetto per dare maggior importanza al proprio talento invece che all’aspetto. Si parla anche della guerra in Vietnam, anche se poco e solo all’inizio, ma mi ha colpito in particolare come Reid parla di aborto: senza spoiler, ho molto apprezzato la comprensione del punto di vista dell’interessata, senza pregiudizi, e come viene mostrato il dolore e la perdita, anche avendola scelta consapevolmente.
L’unico difetto che ho trovato è stato il finale, un po’ affrettato e banale.

Daisy Jones & The Six ci porta negli anni ’70, completamente immersi nell’atmosfera e nella storia della band che in poche pagine ci sembra sia realmente esistita. Nonostante la forma particolare in cui è scritto, personaggi e ambientazione emergono vividamente, realistici e coinvolgenti. Come la storia, che nonostante si perda leggermente sul finale, è ben construita.

Voto: 9.5/10

Daisy Jones & The Six

di Taylor Jenkins Reid

Editore: Sperling & Kupfer – Collana: Pandora

Pagine: 352

Daisy Jones & The Six: un gruppo rock diventato leggenda. I loro concerti hanno riempito gli stadi di tutto il mondo, le loro canzoni hanno infiammato le notti di un’intera generazione. Il loro mito è la favola di un’ascesa folgorante, dalle prime esibizioni nei locali underground al successo planetario. È l’incarnazione stessa di un’epoca in cui sesso, droga e rock’n’roll sembravano inscindibili. È la sintesi di un’alchimia perfetta: quel magnetismo unico tra Billy Dunne – il frontman della band, carismatico e tormentato – e Daisy Jones, splendida cover girl e cantautrice dal talento naturale, spirito libero e inafferrabile. Eppure, il 12 luglio 1979, dopo un concerto memorabile, il gruppo è scoppiato, sciogliendosi per sempre. Nessuno ha mai saputo perché… Fino a oggi. Ex musicisti e manager, giornalisti e famigliari: sono stati tutti testimoni, e adesso, a quarant’anni di distanza, sono finalmente pronti a raccontare la verità. Ma ognuno ha la propria versione dei fatti. Quella che rivive nelle loro voci è una storia di ragazzi di vent’anni, amici e amanti, fratelli e rivali; idoli sul palco, anime fragili a riflettori spenti. Una storia di notti folli e albe smarrite, sogni troppo grandi da afferrare e demoni troppo forti da annientare, passioni che accendono il sangue nelle vene e stelle che brillano fino a incendiare il cielo. Perché una canzone non è mai soltanto una semplice canzone. C’è la vita, nella musica. Ed è impossibile dire dove finisca l’una e inizi l’altra. 

Della stessa autrice

Qui trovate la recensione!

I sette mariti di Evelyn Hugo

di Taylor Jenkins Reid

Editore: Oscar Mondadori – Collana: Fabula

Pagine: 420

Dopo anni vissuti lontano dai riflettori, la ex “divina” di Hollywood Evelyn Hugo, autentica icona della storia del cinema, è finalmente pronta a svelare la sua verità. E anche quella sui suoi sette mariti, naturalmente. Per farlo, sceglie Monique Grant, una reporter semisconosciuta. La più stupefatta è proprio Monique: perché proprio lei? E perché proprio adesso?
Si dà il caso che per la giornalista non sia proprio un gran momento: dopo pochi mesi dalle nozze il marito l’ha lasciata, e a trentacinque anni la sua vita professionale sembra già arrivata a un punto morto. L’incarico di scrivere la biografia di Evelyn Hugo potrebbe essere l’occasione che aspettava per dare una svolta alla sua carriera.
E così, nello splendido appartamento di Manhattan dell’attrice, Monique ascolta affascinata le parole di Evelyn: dagli esordi nella Los Angeles degli anni Cinquanta fino alla decisione di ritirarsi dalle scene trent’anni dopo, passando per i numerosi matrimoni, l’attrice rivela una storia di feroce ambizione, amicizia inattesa, e un grande amore proibito. Monique si sente sempre più vicina alla leggendaria star: a mano a mano che il racconto di Evelyn si avvicina alla conclusione, appare chiaro che le loro vite sono legate in modo drammatico e ineludibile.