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La notte scorsa al Telegraph Club

Recensione del libro di Malinda Lo, pubblicato da Oscar Mondadori. Trovate anche la playlist dedicata e un consiglio di lettura.

Avrebbe dovuto sentirsi sporca per averlo letto e in colpa per essere così elettrizzata a quel pensiero. Il problema era che non si sentiva così. Invece si sentiva come se avesse finalmente risolto l’ultima parte di un codice su cui si era scervellata per così tanto tempo da non ricordare nemmeno quando aveva iniziato a decifrarlo. Si sentiva euforica.

Partiamo da una premessa: a me i romance puramente tali annoiano, non leggerò mai It ends with us o The Love Hypothesis, perché semplicemente non fanno per me. Perché questa premessa? Perché questo libro meraviglioso è sì, la storia d’amore tra Lily e Kath, ma è anche ambientato negli anni ’50 a San Francisco e Lily è asioamericana e c’era il maccartismo (totale terrore dei comunisti e conseguente persecuzione). Insomma, mi piace la mescolanza di generi e tematiche che si è creata in questo romanzo anche romance.
Ma, al solito, andiamo con ordine. Nonostante la trama sia lineare e, in linea con il genere, molto poco avvincente, il libro si fa divorare. Questo grazie allo stile di scrittura scorrevole, senza fronzoli vari e descrizioni poetiche, uno stile diretto e chiaro che mi ha fatto immergere totalmente nella città accanto a Lily e Kath. E poi l’interesse che l’autrice riesce a suscitare nella vita di Lily, ma anche di Kath, Lola, Tommy e ancora più sorprendentemente, perché attraverso pochi capitoli, nelle vite dei genitori e zii di Lily. La bellezza di questo libro sta tutta qua, nei personaggi e nel loro relazionarsi. Infatti, è proprio tramite le loro descrizioni e caratterizzazione che l’autrice affronta molte delle problematiche più importanti del periodo: dal razzismo nei confronti degli asioamericani dovuto alla paura del comunismo all’omofobia imperante, passando per il ruolo delle donne nella società e nel lavoro, soprattutto negli ambiti scientifici. Quello che poteva diventare un miscuglio caotico di temi senza né capo né coda, è invece una storia estremamente realistica che offre numerosi spunti di riflessione e ne approfondisce altrettanti. E qui arriviamo all’unico difettuccio che ho trovato a questo libro, ma è proprio piccolo piccolo: alla fine del libro la nota dell’autrice è ricca di approfondimenti molto interessanti sui vari aspetti della società americana degli anni ’50, ma avrei preferito che queste spiegazioni fossero almeno in parte integrate all’interno della storia, così da orientarsi meglio durante la lettura, ma ripeto è proprio un dettaglio. A questo proposito, menzione d’onore, invece, per la guida alla discussione presente alla fine del libro: una bellissima idea, molto utile e interessante.
Ma torniamo ai personaggi. Oltre a fungere da tramite nell’affrontare le svariate tematiche, sono anche ben descritti e approfonditi, per niente statici né monodimensionali, anzi cambiano costantemente nel corso della storia, in particolare i personaggi più giovani, che continuano a maturare ed evolversi. Lily in questo è riuscita a conquistarmi. Mi spiego: non che mi stesse antipatica, però essendo molto distante da me caratterialmente alcune sue paranoie mi davano un po’ sui nervi. Sono stati il suo cambiamento, la sua maturazione e accettazione di sé che me l’hanno fatta apprezzare appieno. Ma è stata la caratterizzazione di Shirley che più mi ha colpito. L’autrice è riuscita a farmela odiare e capire allo stesso tempo, e non mi riferisco semplicemente al suo essere omofoba, praticamente scontato dato il periodo, ma alla sua arroganza e superficialità che nascono da una cieca obbedienza ai valori imposti dalla sua famiglia e dalla societa. Con questo non voglio dire che non è una cattiva amica per Lily e anche un po’ meschina, solo che la sua caratterizzazione è molto profonda e dettagliata, nonostante sia a tutti gli effetti di secondaria importanza ai fini della storia.

L’autrice ci offre uno spaccato realistico della vita nella San Francisco degli anni ’50 attraverso dei personaggi vari ed interessanti, caratterizzati nel dettaglio. Ed è sempre per loro tramite che riesce ad affrontare in maniera approfondita molte delle principali tematiche dell’epoca (omofobia, razzismo, maccartismo, immigrazione, maschilismo e patriarcato, ecc.), fornendo altrettanti spunti di riflessione. Menzione d’onore per la nota dell’autrice sulla società americana di quegli anni, anche se avrei preferito che alcune informazioni fossero integrate nella storia, e alla guida alla discussione, altrettanto interessante e utile.

Voto: 9/10

La notte scorsa al Telegraph Club

di Malinda Lo

Editore: Oscar Mondadori – Collana: Fabula

Pagine: 456

Lily Hu ha diciassette anni e non ricorda esattamente quando sia nata in lei la domanda. Ma di sicuro la risposta l’ha trovata insieme a Kathleen Miller sotto l’insegna al neon del Telegraph Club, un locale per lesbiche. L’America del 1954, però, non è un luogo sicuro per due ragazze che si amano, soprattutto a Chinatown. La paranoia del maccartismo investe tutti, soprattutto i cittadini cinesi americani come la famiglia di Lily: nonostante il padre si sia duramente guadagnato la cittadinanza negli Stati Uniti, infatti, il rischio della deportazione è ancora alto. Ma Lily e Kath sono disposte a rischiare tutto purché il loro amore fiorisca alla luce del giorno.

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Trovate la recensione qui!

I sette mariti di Evelyn Hugo

Editore: Oscar Mondadori – Collana: Fabula

Pagine: 420

Dopo anni vissuti lontano dai riflettori, la ex “divina” di Hollywood Evelyn Hugo, autentica icona della storia del cinema, è finalmente pronta a svelare la sua verità. E anche quella sui suoi sette mariti, naturalmente. Per farlo, sceglie Monique Grant, una reporter semisconosciuta. La più stupefatta è proprio Monique: perché proprio lei? E perché proprio adesso?
Si dà il caso che per la giornalista non sia proprio un gran momento: dopo pochi mesi dalle nozze il marito l’ha lasciata, e a trentacinque anni la sua vita professionale sembra già arrivata a un punto morto. L’incarico di scrivere la biografia di Evelyn Hugo potrebbe essere l’occasione che aspettava per dare una svolta alla sua carriera.
E così, nello splendido appartamento di Manhattan dell’attrice, Monique ascolta affascinata le parole di Evelyn: dagli esordi nella Los Angeles degli anni Cinquanta fino alla decisione di ritirarsi dalle scene trent’anni dopo, passando per i numerosi matrimoni, l’attrice rivela una storia di feroce ambizione, amicizia inattesa, e un grande amore proibito. Monique si sente sempre più vicina alla leggendaria star: a mano a mano che il racconto di Evelyn si avvicina alla conclusione, appare chiaro che le loro vite sono legate in modo drammatico e ineludibile.