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L’Isola dei fucili

Recensione del libro di Amitav Ghosh, pubblicato da Neri Pozza.

Lo sanno tutti cosa bisogna fare se si vuole che il mondo continui a essere un posto vivibile, e che le nostre case non siano sommerse dal mare o invase da creature come quel ragno. Lo sanno tutti… Eppure siamo impotenti, anche i più potenti fra noi. Continuiamo col nostro trantran quotidiano, come se fossimo in balìa di forze che trascendono la nostra volontà. Vediamo accadere attorno a noi cose mostruose e sconvolgenti, e distogliamo lo sguardo.

Amitav Ghosh ha voluto fare di queto libro il suo manifesto ideologico, mettendoci davanti alla cruda realtà di molti dei problemi che affliggono il mondo al giorno d’oggi, dal cambiamento climatico ai flussi migratori, il tutto impacchettato sotto forma di romanzo, con una trama e dei personaggi. Per questo, è un libro molto particolare e a cui ho perdonato alcuni difetti. Ma al solito, andiamo con ordine.
La trama è al tempo stesso lineare e complessa: il motore dell’azione è il mistero attorno ad una leggenda bengali (paese d’origine del protagonista e dell’autore), ma nel corso del libro, le scoperte riguardanti il Bonduki Sadagar si intrecciano più volte con descrizioni, spiegazioni e vicende di denuncia dei vari problemi sociali ed ambientali affrontati dall’autore. Il risultato non è confuso, ma un po’ mediocre. Mi spiego: la trama è un po’ troppo semplice e a tratti manca un po’ di logica; allo stesso tempo i temi trattati a volte risultano un po’ forzati nella narrazione e, così, anche un po’ didascalici. La lettura risulta comunque molto scorrevole e piacevole grazie alla qualità della scrittura dell’autore che riesce a non annoiare mai, anche quando si perde in spiegazioni “inutili” ai fini della storia.
Anche i personaggi non sono eccessivamente caraterizzati e descritti approfonditamente. A parte Deen Datta, dal cui punto di vista viene raccontata la storia e di cui seguiamo i pensieri e l’evoluzione, alcuni dei personaggi secondari sono un po’ piatti e monodimensionali, anche se non risultano mai distanti. L’autore riesce a coinvolgere ə lettorə nelle loro vite, a farlə empatizzare con le loro situazioni e pensieri.

L’Isola dei fucili è un libro che, prima di essere un romanzo, è un manifesto ideologico dell’autore che lo usa come strumento di denucia di alcuni dei problemi sociali ed ambientali dei nostri giorni. Per questo, trama e personaggi non sono eccellenti, perché non sono e non vogliono essere l’elemento principale della narrazione.

Voto: 8-/10

Se volete saperne di più sul cambiamento climatico in questo articolo consiglio alcuni titoli per approfondire l’argomento!

L’Isola dei fucili

di Amitav Ghosh

Editore: Neri Pozza – Collana: Le tavole d’oro

Pagine: 320

Commerciante di libri rari e oggetti d’antiquariato, Deen Datta vive e lavora a Brooklyn, ma è nato nel Bengala, terra di marinai e pescatori. Non c’è stato perciò tempo della sua infanzia in cui le leggende fiorite nelle mutevoli piane fangose del suo paese, affascinanti storie di mercanti che scappano al di là del mare per sfuggire a dee terribili e vendicatrici, non siano state parte del suo mondo fantastico.
In uno dei suoi ritorni a Calcutta, o Kolkata come viene detta oggi, Deen ha la ventura di incontrare Kanai Dutt, un lontano parente ciarliero e vanesio che, per sfidarlo sul terreno delle sue conoscenze del folklore bengali, gli narra la storia di Bonduki Sadagar, che nella lingua bengali o bangla significa «mercante di fucili».
Bonduki Sadagar era, gli dice, un ricco mercante che aveva fatto infuriare Manasa Devi, la dea dei serpenti e di ogni altra creatura velenosa, rifiutando di diventare suo devoto. Tormentato dai serpenti e perseguitato da alluvioni, carestie, burrasche e altre calamità, era fuggito, trovando riparo al di là del mare in una terra chiamata Bonduk-dwip, «Isola dei fucili». Braccato, infine, di nuovo da Manasa Devi, per placare la sua ira, era stato costretto a far erigere un dhaam, un tempio in suo onore nelle Sundarban, nelle foreste di mangrovie infestate da tigri e serpenti.
La leggenda del mercante dei fucili resterebbe tale per Deen, una semplice storia, cioè, da custodire nell’armadio dei ricordi d’infanzia, se il vanesio Kanai non aggiungesse che sua zia Nilima Bose ha visto il tempio e sarebbe ben lieta se Deen l’andasse a trovare.
Comincia così, per il commerciante di libri rari di Brooklyn, uno straordinario viaggio sulle tracce di Bonduki Sadagar che dalle Sundarban, la frontiera dove il commercio e la natura selvaggia si guardano negli occhi, il punto esatto in cui viene combattuta la guerra tra profitto e Natura, lo porterà dall’India a Los Angeles, fino a Venezia.