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Il filo avvelenato

Recensione del libro di Laura Purcell, pubblicato da Oscar Mondadori.

Ma la morte? Non è che una smunta,
una tetra fantasima d’ossa;
ed io già digiunai consunta,
uno scheletro son per la fossa.

Il canto della camicia
Thomas Hood (1799-1845)

Stupidamente ho aspettato anni prima di leggere questo libro perché non sembrava il mio genere e non riusciva ad attirarmi. Dico stupidamente perché in realtà l’ho molto apprezzato: non è di certo perfetto, ma ci sono quel paio di cose per cui vale veramente la pena leggerlo.
Prima di tutto, il doppio punto di vista sempre in prima persona è stata scelta azzeccatissima, oltre che gestita molto bene. L’alternanza dei capitoli non è fastidiosa: le vicende delle due protagoniste non vengono mai interrotte nel bel mezzo degli eventi, certo qualche cliffhanger a fine capitolo c’è ma in questi casi sono più le volte in cui prosegue il punto di vista interessato che il contrario. Non solo, il contrasto che si crea con il confronto tra le vite di Dorothea e Ruth è, a mio parere, la parte più interessante del romanzo: mostra realisticamente, senza facile retorica, la società inglese di inizio ‘800, le distinzioni fra le classi sono evidenti non solo negli stile di vita diversi ma anche nella caratterizzazione delle protagoniste, in come pensano e agiscono, i loro sogni, desideri e priorità sono fortemente condizionati dal loro status sociale. La distanza tra Dorothea e Ruth è anche nel loro approccio al mistero del libro: la prima è razionale e logica, sembra quasi voler rappresentare il punto di vista dǝl lettorǝ, mentre la seconda è, invece, una sempliciotta credulona, un po’ ignorante, o almeno così appare all’inizio. Con il proseguire della storia, questi ruoli si confondono, si ridefiniscono, avvicinando sempre di più le due protagoniste, ma anche allo stesso tempo evidenziando l’immensa distanza che le separa. Dorothea, in particolare, fa spesso paragoni azzardati tra la sua situazione e quella di Ruth, risultando molto melodrammatica ma anche mostrando una qualche sorta di comprensione della vita dell’altra.
Anche la storia è abbastanza intrigante nonostante alcune cose si sappiano fin da subito. Ho trovato solo due difettucci che non mi hanno molto convinta: a un certo punto la tragicità della vita di Ruth diventa un pelo eccessiva, parzialmente giustificata da motivi di trama ma mi ha comunque infastidito, sembrava tanto che avesse una nuvola di Fantozzi che la seguiva ovunque; verso la fine c’è qualche incongruenza e semplificazione che rovinano l’effetto del finale, altrimenti molto ben congegnato e decisamente a sorpresa.
Ultima considerazione per la scrittura. L’autrice riesce a rendere la lettura scorrevole e immersiva nonostante gli eventi tragici e le tematiche tutt’altro che allegre affrontate nel libro. L’atmosfera è un po’ destabilizzante all’inizio: il continuo passare da un’ambientazione cupa e misera, un po’ alla Dickens, ai salotti dell’alta società, alle preoccupazioni futili e al lusso sfrenato, una volta che ci si abitua, risulta in realtà fondamentale per mantenere fluidità nel racconto e una sorta di leggerezza che stempera l’ansia e la tensione che altrimenti pervadono il romanzo.

Che sorpresa questo libro! Non pensavo potesse piacermi così tanto e invece mi ha conquistata con l’ottima caratterizzazione delle due protagoniste, Dorothea e Ruth. L’autrice gestisce al meglio il doppio punto di vista, che mette in risalto il contrasto tra le due vite senza mai scadere nella retorica spicciola, rappresentando quasi alla perfezione quanto la classe sociale fosse importante e influenzasse ogni singolo aspetto della vita, dal più piccolo al più grande. La scrittura di Laura Purcell rende la lettura scorrevole e immersiva, bilanciando molto bene gli eventi tragici e le tematiche tutt’altro che leggere del romanzo.

Voto: 8.5/10

Il filo avvelenato

di Laura Purcell

Editore: Oscar Mondadori – Collana: Fantastica

Pagine: 420

Gran Bretagna, prima metà dell’Ottocento. Dorothea Truelove è giovane, bella e ricca. Ruth Butterham è giovane, ma povera e consumata da un segreto oscuro e terribile. Un segreto che rischia di condurla alla forca. I loro destini si incrociano alla Oakgate Prison, dove Ruth è rinchiusa in attesa di processo per omicidio e dove Dorothea si dedica ad attività caritatevoli; soprattutto, qui la ragazza trova il luogo ideale per mettere alla prova le neonate teorie della frenologia – secondo cui la forma del cranio di una persona spiega i suoi peggiori crimini – che tanto la appassionano.
L’incontro con Ruth fa però sorgere in lei nuovi dubbi, che nessuna scienza è in grado di risolvere: è davvero possibile uccidere una persona usando solo ago e filo? La storia che la prigioniera ha da raccontare – una storia di amarezze e tradimenti, di abiti belli da morire – scuoterà la fede di Dorothea nella razionalità e nel potere della redenzione.