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Cursebreakers

Recensione della trilogia di Brigid Kemmerer, Un fato così ingiusto e solitario, Un cuore così impavido e spezzato, Un voto così intrepido e mortale, pubblicata da Oscar Mondadori.

Un fato così ingiusto e solitario
Il primo libro è un retelling della Bella e la Bestia, il motivo principale per cui ho voluto leggerlo. La storia è molto simile a quella che già conosciamo, ma con qualche spunto interessante e a suo modo originale. Il regno del principe maledetto è presentato come parallelo al nostro (dal quale, poi, proviene Harper), la maledizione funziona in maniera leggermente diversa e “la bella” non rientra nei canoni della bellezza classica. Il resto è tutto abbastanza prevedibile e un po’ banale. Su tutto non ho sopportato il trope dell’unica ragazza diversa, che non si conforma al ruolo di genere che ci si aspetterebbe. Non fraintendetemi, sono contraria agli stereotipi di genere, ma sono anche stufa di questo trope che è stato usato e abusato da autorə di Young Adult: Harper non si fa problemi a sporcarsi le mani, a cavalcare, a fare fatica etc. e Rhen è attratto da lei per questo, perché è diversa da “tutte le altre”.
In generale i personaggi sono descritti mediocremente: non sono troppo monodimensionali ma neanche eccessivamente approfonditi. In questo senso, ho però apprezzato la scelta dell’autrice di raccontare la storia da entrambi i punti di vista, sia Harper che Rhen. I pregi della sua scrittura, però, si limitano a questo e poco altro: ha uno stile molto semplice e di conseguenza molto scorrevole, ma, allo stesso tempo, è evidente che il livello della scrittura è abbastanza basso. I dialoghi spesso sono abbastanza cringe e le scene di azione sono spesso troppo veloci e difficili da seguire.
Anche il world building sta un po’ nel mezzo: non è terribile, ma non è neanche descritto particolarmente bene. Molte cose sono poco chiare, su tutte come funziona esattamente il discorso “mondo parallelo”, e la struttura governativa di Emberfall non viene mai spiegata, deve essere intuita mano a mano che si prosegue con la lettura.

Un fato così ingiusto e solitario è una lettura leggera e scorrevole. Nonostante i molti difetti, la storia riesce a essere interessante, con qualche picco di originalità sparso qua e là, abbastanza da farmi completare la lettura.
Voto: 5/10

Un cuore così impavido e spezzato
Male, male, male. Questo secondo romanzo è infinitamente peggiore del primo. Mantiene tutti i difetti di cui ho già scritto: il world building non viene approfondito, nonostante l’introduzione della magia che diventa più importante, ma non è chiaro il funzionamento e se ci sono delle regole; la scrittura rimane la stessa se non peggio. Ma non contenta, l’autrice ne aggiunge di nuovi. I personaggi vengono completamente stravolti: Rhen in particolare è completamente OOC, ma anche Grey non scherza; Harper sembra essere l’unica a salvarsi, anche se appare relegata a ruolo di macchietta, si comporta come ci si aspetterebbe dal personaggio descritto nel primo libro, ma senza lo stesso impatto sulla storia.
Sì perde l’elemento del retelling: la maledizione è stata spezzata, Rhen e Harper sono innamorati e, a modo loro, stanno insieme. L’autrice sposta, quindi, la narrazione su Grey e un nuovo personaggio, Lia Mara. Di nuovo, una telefonatissima storia d’amore, raccontata sempre da entrambi i punti di vista, con la differenza che, forse proprio per questo, risulta noiosa e poco coinvolgente. Anche il resto della storia è poco interessante, i colpi di scena sono anticipati dall’autrice esplicitamente più volte prima che accadano (*SPOILER* per capirci, Lia Mara diventa Regina uccidendo la madre, più volte viene fatto riferimento alla legge di Syhl Shallow che prevede che chi uccide la regina lo diventa in automatico, a prescindere da eredi vari, e in più viene ripetuto più volte che Lia Mara non diventerà Regina, ma sua sorella, al punto che diventa chiaro che non sarà così, anche solo perché è l’unica cosa che impedisce la storia con Grey). Inoltre, sono presenti vari buchi di trama, uno su tutti quello sull’erede al trono che è un figlio illegittimo del re, non riconosciuto in nessun modo, come può essere il legittimo erede? La spiegazione sarebbe facile (a Emberfall non ha importanza la legittimità della nascita), il problema è che non viene mai data, nessuno si pone minimamente il problema.
I due personaggi dal cui punto di vista è raccontata la storia, tendono, in maniera piuttosto evidente, a spiegare le loro azioni ed emozioni e quelle dei personaggi con cui interagiscono, a livelli da Capitan Ovvio. Questo l’autrice lo faceva anche nel primo libro, ma in questo secondo ne abusa: sembra quasi che pensi che ə lettorə siano completamente scemə e abbiano bisogno di essere guidatə passo passo. Diventava davvero esasperante in alcuni passaggi, in particolare quando il personaggio esponeva la spiegazione alquanto ovvia delle sue azioni o di quelle di qualcun altrə come se fossero la mega rivelazione del secolo: “Rhen agisce così perché l’ho tradito e perché ha paura della magia, sconvolgente dopo un’eternità passata sotto la maledizione di una maga!”, ohmioddio chi l’avrebbe mai detto? *inserire facepalm*

La semplicità della scrittura e l’interesse per il destino di Rhen e Harper (che vengono totalmente ignorati, ma si spera fino all’ultimo che non sia così), più che per Lia Mara e Grey, sono l’unica cosa che mi ha permesso di finire il romanzo. Il resto è stato mandato completamente allo scatafascio! Vero che già il primo non era chissà che capolavoro, ma con questo secondo l’autrice ha affossato praticamente qualsiasi aspetto positivo che si potesse riscontrare nel primo.
Voto: 4-/10

Un voto così intrepido e mortale
Ultimo capitolo di questa trilogia che poteva benissimo essere un unico romanzo autoconclusivo. La situazione è talmente degenerata nel secondo libro, che ormai niente mi sorprende più. L’autrice sembra essersi resa conto dello scempio che ha fatto ai suoi personaggi e inizia una campagna di redenzione per Rhen, che improvvisamente non è più così irragionevole ma solo una persona buona che ha preso una cattiva decisione, così de botto, senza senso. Non solo, la relazione di Grey e Lia Mara evolve più velocemente di quella di Rhen e Harper che, al contrario sembrano girare in tondo. Ah e l’autrice si ricorda anche di inserire della logica nella storia: improvvisamente gli abitanti di Syhl Shallow non sono molto contenti dell’alleanza con il paese che hanno cercato di distruggere fino a un momento prima e che li ha sua volta distrutti in battaglia; Grey non padroneggia con uno schiocco di dita la magia, ma deve allenarsi e non è poi facile come sembra; Lia Mara è tanto buona e cara, ma questo non basta a fare di lei una buona Regina. Il problema di quello che può sembrare un aspetto positivo è che arriva dal nulla, rallenta parecchio la narrazione e annoia, perché invece di essere sviluppato a dovere nel corso dei tre libri viene compattato tutto nella prima metà dell’ultimo, quando ormai non è più così rilevante, soprattutto perché il finale si risolve in un battito di ciglia.
Principalmente il terzo libro tratta delle paranoie del quartetto che abbiamo conosciuto in precedenza: Rhen, Harper, Grey e Lia Mara, ognuno con il suo problema ma tutti molto lamentosi e piuttosto lenti di comprendonio. Quello che voleva essere un approfondimento della caratterizzazione dei personaggi, risulta noioso e, di nuovo, molto Capitan Ovvio e, di conseguenza, irritante.

Un finale in linea con la trilogia: raffazzonato, abbastanza scontato e banale, che poteva essere evitato tranquillamente al pari del secondo libro.
Voto: 4/10

La trilogia Cursebreakers aveva delle buone premesse e del potenziale per essere davvero interessante. La scrittura semplice, anche se piuttosto mediocre, dell’autrice permette una lettura scorrevole e leggera. L’idea del retelling di La Bella e la Bestia è carina e sviluppata in maniera originale, peccato che si limita solo al primo libro. Infatti, dal secondo prende una piega totalmente diversa, senza molta logica e coerenza, a tratti ripetitiva e noiosa. Se fosse stato un romanzo autoconclusivo, con un po’ più di cura dei personaggi e del world building sarebbe risultato un buon libro.

Voto: 4+/10

Un fato così ingiusto e solitario

di Brigid Kemmerer

Editore: Oscar Mondadori – Collana: Fantastica

Pagine: 504

Le cose sono sempre state facili per il Principe Rhen, erede al trono del regno di Emberfall. O almeno, lo sono state finché una potente incantatrice non ha lanciato una spietata maledizione su di lui. Ora Rhen è condannato a rivivere all’infinito l’autunno dei suoi diciott’anni e a trasformarsi in una creatura mostruosa portando dovunque morte e distruzione – e lo sarà finché una ragazza non si innamorerà di lui.
Per la giovane Harper, invece, le cose non sono mai state facili. Il padre se ne è andato da tempo lasciandosi dietro una montagna di debiti, la madre è in fin di vita, e il fratello, che riesce a malapena a tenere unita la famiglia, l’ha sempre sottovalutata a causa della paralisi cerebrale che l’affligge: Harper ha dovuto imparare in fretta a fare affidamento solo su se stessa per sopravvivere.
Ma un giorno, viene rapita e portata nel magico e terribile mondo di Emberfall – perché Rhen possa conquistare il suo cuore e spezzare finalmente il maleficio. Un principe? Un mostro? Una maledizione? Harper è sconvolta e disorientata, ma anche determinata a fare di tutto pur di ritornare nel proprio mondo e dalla famiglia che ha bisogno di lei. Tuttavia col passare dei giorni, man mano che la diffidenza nei confronti di Rhen si trasforma in amicizia (e forse in qualcosa di più) la ragazza si rende conto che anche Emberfall ha bisogno di lei. Perché forze potenti e oscure minacciano il regno e la vita di tutti, e non basterà spezzare la maledizione per salvare Harper, Rhen e il futuro di entrambi dalla rovina totale.

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Ragazza, serpente, spina

Un altro retelling, ma misto: ha elementi di La Bella e la Bestia ma anche di Raperonzolo e miti persiani. E mi è piaciuto molto di più!

Editore: Oscar Mondadori – Collana: Fantastica

Pagine: 336

C’era e non c’era una volta − così cominciano sempre le fiabe − una principessa destinata ad avvelenare chiunque la toccasse. Ma per Soraya, tenuta nascosta fin dalla nascita, cresciuta lontana dalla sua famiglia, al sicuro solo nel suo giardino, questa non è soltanto una fiaba. All’approssimarsi delle nozze del suo gemello, Soraya deve decidere se uscire allo scoperto per la prima volta. Nelle segrete del palazzo una div, una demone, potrebbe avere le risposte che sta cercando, la chiave per ottenere la libertà. Al di fuori c’è un giovane uomo che non teme la principessa, nei cui occhi non si legge paura, ma profonda comprensione di chi lei sia veramente, oltre la maledizione e il veleno. Soraya pensava di sapere quale fosse il suo posto nel mondo, ma quando le sue scelte portano a conseguenze inimmaginabili, inizia a chiedersi chi sia davvero e cosa stia diventando: una donna o una demone? Una principessa o un mostro?